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Tokyo Olimpic 2020

“Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora.”

Era inciso su una targa in marmo ai piedi di Casa Italia, il quartier generale azzurro per i giochi olimpici di Tokyo 2020 dove per quasi un mese ho accompagnato sportivi, presidenti ed addetti ai lavori in veste di autista del CONI. Chiaramente chi ha pensato questa frase non aveva me come riferimento ma la miriade di eccellenze e sportivi olimpionici che hanno varcato quella soglia durante tutto il periodo della manifestazione però ha colpito nel segno anche il sottoscritto un po come quei ritratti che da qualsiasi angolazione tu li guardi sembrano fissare proprio te!

Chissà, ho pensato più volte seduto in macchina nell’attesa che i clienti tornassero,  se nel novembre del 2007,  quel ragazzino veronese di 27 anni partito dall’Italia per l`Australia con un biglietto aereo pagato a rate, senza un lavoro, un posto dove stare e un benché minimo piano d’azione se non quello di bere una birra di fronte all’Opera House di Sydney e solo successivamente porre le basi per il suo folle piano di girare il mondo alla ricerca di un posto sulla spiaggia dove aprire il suo chiringuito si sarebbe mai immaginato di ritrovarsi nel 2021 a Tokyo per le Olimpiadi 2020, che già fa ridere così, a fare l’autista di VIP e atleti della delegazione Italiana in Giappone, non tanto per il lavoro in sé, quanto perché agli antipodi del suo essere, lui che odiava le città,  il traffico,  camicie  cravatte e lustrini, lui che si perdeva e si perde tuttora anche nei bagni di un centro commerciale, lui che odiava questo genere di responsabilità si sarebbe trovato 14 anni dopo la sua partenza a portare in auto personaggi di spicco in giro per una delle più affollate metropoli del mondo, vestito da pinguino, balenando sicurezze che non gli si confanno  e millantando competenze che non gli appartengono. E` proprio vero che le trame di quel grande film che e` la vita alle volte superano di gran lunga la fantasia umana. E quindi eccomi qui, a buttar giù due righe in quella finestra temporale in cui le emozioni hanno smesso di far male ed il ricordo e` ancora nitido e reale prima che finisca mitizzato alterandosi  inevitabilmente.

Ma andiamo con ordine. Chi mi conosce sa che lavoro nel turismo, ho una Guesthouse a Kyoto che lavora prevalentemente con clienti stranieri  per cui non e` difficile immaginare il periodo di crisi in cui riversa la mia attività e tutto il settore in generale. Un  pomeriggio mi chiama un amico e collega: – Senti io visti i tempi che corrono con le nostre attività me ne vado 1 mese a Tokyo a fare l’autista per il CONI alle Olimpiadi, c’è ancora posto, vuoi mandare la tua candidatura? Io:  – No dai ti ringrazio, innanzitutto il lavoro non fa per me, poi conoscendo mia moglie, con 2 figli piccoli, l’attività da portare avanti e la scuola che sta frequentando la vedo  infattibile. – Peccato perché sarebbero bei soldi! – Eh si davvero, però dai, sarà per la prossima.

Mia moglie: – Chi era al telefono?

Io: Era Christian, dice che c`e` un lavoro a Tokyo per 1 mese. Portare la spedizione olimpica italiana in giro in macchina, dai loro alberghi ai vari impianti sportivi per passare poi a Casa Italia, aeroporti e via discorrendo. Sono anche xxxx soldi per 24 giorni ma ho già detto di no praticamente.

Mia moglie (che adora le olimpiadi e non disdegna i soldi): – Ma sei scemo? Chiama subito e vedi se c’è ancora posto!

Io: Ma chi cazzo la conosce Tokyo? Lo sai come sono fatto, non so le strade, non ho orientamento, non so leggere i Vostri navigatori, mi viene l`ansia, poi magari mi fanno anche tagliare i capelli! No no, non ce la posso fare!

E come spesso accade in tutte le famiglie patriarcali che si rispettino, tutto e` bene quel che finisce bene, dopo circa qualche ora avevo il lavoro! Ero diventato un Driver del CONI.

Io nel parcheggio della Kokugikan Arena che attendo il ritorno del mio presidente

Li per li non ci ho pensato più di tanto, mancava ancora qualche mese e le Olimpiadi non erano sicurissime quindi presi la cosa sottogamba ma col passare del tempo l’ansia da prestazione si fece sempre più pressante fino quasi a logorarmi durante i primi giorni di lavoro per poi rendermi conto già da subito che ero davvero in buona compagnia, non tanto per l`ansia ma per l`incapacità! A parte due o tre tutti gli altri se la giocavano con me!

In tutta onestà, sono quindi partito per Tokyo solo per soldi. Le Olimpiadi non mi interessavano, non mi sono mai interessate. Sportivamente parlando poi sono in lutto, il mio Chievo e` da poco fallito, Valentino Rossi si ritira` a fine stagione e io ho perso interesse nello sport in generale, il mio unico obiettivo da un paio d’anni a questa parte e` quello di tenere fede al me bambino, ovvero 27enne! C’è una cosa che ho sentito alla radio un po di tempo fa che mi ha fatto riflettere moltissimo e  che diceva… se tu potessi incontrare il tuo te 12enne,  cosa gli diresti? E lui cosa ti direbbe? Beh, il mio me 12enne ormai non me lo ricordo più, non saprei  davvero che dirgli, forse gli darei un paio di pugni in faccia e poi lo porterei a troie per festeggiare giusto per togliergli quel paio di blocchi che avrà da adolescente ma quello e` un altro discorso, il mio me 27enne invece e` ancora vivo nei miei ricordi e lui voleva andare a vivere al mare, ha mollato tutto ciò che aveva per questo e davvero da un paio d’anni sto facendo tutto il possibile per accontentarlo, ho anche già trovato il posto! Talmente di tutto pero` che mi stavo dimenticando di vivere il presente, e quest’esperienza Tokiense partita con zero aspettative se non quella di fare soldi per avvicinarmi ancor di più a questo sogno si e` rivelata   una ventata di aria fresca che  prepotentemente ha soffiato dentro di me togliendomi un grandissimo strato di polvere dal cuore, facendomi vivere per un mese nel qui ed ora a differenza di prima che senza più nemmeno accorgermene vivevo una vita di sacrifici e privazioni in virtù di quel giorno in cui finalmente potrò vedere realizzato il mio sogno, il giorno in cui avrò la mia vita sul mare. Ora, non sto assolutamente criticando questa scelta, e` la motivazione che mi fa alzare sereno il mattino  in un’età dove troppo spesso ormai vedo amici, parenti e conoscenti  cadere in preda a depressioni e smarrimenti in quanto troppo giovani per esser vecchi e troppo vecchi per esser giovani, ma Tokyo di fatto mi ha ricordato che il presente e` un dono ed e` importante tanto quanto il futuro.

Il lavoro in se non e` stato male. In pratica ero pagato per aspettare più che per guidare. Eravamo un gruppo di una trentina di autisti , per lo più italiani e giapponesi  e dovevamo essere a disposizione dalla mattina presto fino talvolta a mezzanotte inoltrata. Io a parte i primi due giorni nei quali non ho fatto nulla se non giri di ricognizione per imparare i vari accessi alle manifestazioni ed andare a prendere un paio di atleti all’aeroporto di Haneda per portarli al Villaggio Olimpico successivamente sono  stato assegnato a 2  presidenti di federazione. Mentre  atleti, allenatori e addetti ai lavori condividevano le vetture i presidenti godevano del privilegio di viaggiare sempre da soli. 

Come spesso mi accade nella vita quando prendo decisioni avventate o comunque mi lancio in situazioni in cui so di non avere il controllo, (va di moda di questi tempi dire …. uscire dalla propria comfort zone…) il destino o il Karma del viaggiatore mi ha aiutato anche questa volta. Era già successo all’aeroporto di Sydney nel 2007 quando appena sceso dall’aereo venni praticamente abbordato da una bellissima ragazza di Torino nelle stesse mie identiche condizioni, (con la quale non ci fu mai nulla) che  con la scusa di chiedermi come si compila il modulo per la dogana, nonostante sapesse l`inglese alla perfezione ed avesse centinaia di viaggi alle spalle, finì per incrociare il mio destino da lì alla settimana successiva,  condividendo  la famosa birra davanti all’Opera House, l’unico letto disponibile in ostello la prima notte  in quel di King Kross, aiutandomi a comprare una scheda telefonica, creare un conto in banca ed imbarcarmi per Byron Bay con buona pace di tutti i miei tormenti notturni nei mesi precedenti alla partenza. Successe lo stesso anche nel 2002 quando chiusi la mia attività di serigrafia in Italia ed invece di cercare lavoro mi iscrissi in palestra dove casualmente incontrai un vecchio amico che mi parlò di un’opportunità lavorativa interessante in una azienda dove poi spesi i rimanenti 5 anni di vita italiani, o come nel 2008 quando  io e un altro italiano conosciuto a Byron Bay, con poche centinaia di dollari sul conto corrente,  invece di cercare lavoro come ci eravamo preposti a Bowen, decidemmo di andare in spiaggia e sfidare a calcio una coppia che stava chiaramente flirtando sul bagnasciuga, li battemmo tipo 10 a 0… quando la partita fu finita avevamo un lavoro in quanto il maschio della coppia era un fattore di origine italiana e ci diede da lavorare lasciando a casa 2 tedeschi che tra l’altro stavano nel nostro stesso campeggio e che per questo non ci rivolsero mai più la parola! Che regazzini!!

Potrei andare avanti ore con aneddoti simili che avvallano la mia teoria del “Karma del viaggiatore”, ma ormai si e` capito, e` quello che ti aiuta incanalandoti in situazioni che non avresti mai potuto immaginare nonostante tu ti possa scervellare preventivamente per mesi immaginando tutti gli scenari che ritieni possibili. E anche questa volta a Tokyo non e` andata diversamente.

A differenza di alcuni colleghi ai quali non e` andata molto bene, vuoi per incompatibilità caratteriale  o vuoi per iperattivita` dei loro clienti (nel senso che in una giornata volevano assistere a spezzoni di più   eventi possibili facendoli correre come dei matti) io ho trovato due persone squisite. Il primo, Vittorio Lai, presidente uscente della Federazione Pugilistica Italiana  e` stato per me una manna dal cielo. 78 anni ma gliene avrei dati almeno 10 di meno, sardo DOC, in due settimane mai un amnesia o un discorso ripetuto 2 volte, una vita frugale nonostante le sue possibilità, vissuta sul mare della sua bellissima Sardegna, uomo di un’integrità di altri tempi, riservato, taciturno, schietto e concreto . Con lui posso azzardare a dire che e` nata quasi un amicizia. Innanzitutto mi ha messo subito a mio agio permettendomi di svolgere il mio lavoro nel migliore dei modi, capendone le difficoltà e non infierendo qualora avessi sbagliato strada, cosa che in un paio di occasioni e` anche  successa. Col tempo mi ha allietato con i suoi aneddoti di gioventù, raccontandomi la boxe dal suo punto di vista e, una volta presa confidenza chiedendomi non per circostanza  ma con genuino interesse anche di me, dei miei sogni e progetti futuri, se amicizia e` una parola grossa posso dire che siamo entrati subito in sintonia tanto che una volta rientrato in Italia mi ha pure chiamato e il ricordo tuttora mi riempie di gioia. Con Vittorio oltre che dal lato umano mi sono trovato benissimo anche su quello lavorativo in quanto era un abitudinario, come nella vita anche nello sport, un unico amore, la boxe, nient’altro, con lui niente cambi programma dell’ultima ora, solo albergo, Kokugikan Arena e Casa Italia per buona pace della mia ansia da prestazione. Ho avuto anche la fortuna di sentirlo in azione mentre si complimentava o  rincuorava le sue atlete dopo gli incontri e devo dire che ho imparato molto dalle sue parole ed in un paio di frangenti mi sono perfino commosso.

Il secondo presidente che mi e` stato assegnato era il presidente del Pentathlon moderno, Fabrizio Bittner, una persona poliedrica come lo sport che rappresenta, animato da mille interessi molti dei quali comuni con i miei come la musica, la lettura, la psicologia, l’architettura e davvero tanti altri. Siamo stati insieme solo 3 giorni ma anche con lui e` stata una piacevolissima esperienza.

La camera singola del mio Hotel a Akasaka

Dal punto di vista pratico e prettamente funzionale rimango comunque basito come nel mio caso ad esempio, oltre a remunerarmi in maniera più che soddisfacente, abbiano pagato  anche lo Shinkansen (treno super veloce andata e ritorno Kyoto – Tokyo), una camera singola in Hotel di ottima posizione,  noleggiato un minivan con decorazioni per l’occasione, il tutto  per fare sì e no una media  di 1 ora al giorno di strada e le restanti sette otto nove.. dipende.. lasciarmi fermo nei vari parcheggi designati spesso col motore acceso (come altre decine di poveri cristi come me) previo la morte per disidratazione! Vedere un’Olimpiade dal suo interno e` stata un’occasione più unica che rara per capire lo sperpero di soldi che gira in manifestazioni di questo tipo. Davvero non avrei mai immaginato.

Dal punto di vista umano invece la sorpresa più grande. Come già scritto sopra da questa avventura non mi aspettavo niente se non più soldi possibile sul conto corrente. Non avevo preventivato uscite durante tutto il mio soggiorno né spese extra e invece ben presto ho dovuto ricredermi e non tenere fede alle previsioni della vigilia. 

Il primo giorno di lavoro e` stato davvero strano! Praticamente il nostro compito era quello di ritirare le chiavi della nostra autovettura nella Hall dell’hotel, dirigerci al parcheggio designato, trovare la nostra macchina ed aspettare istruzioni. 

Io Yoko ed Etsuko, due ragazze (azzo donne, non riesce ad entrarmi nell’ordine delle idee che stiamo invecchiando!) sposate con Italiani e che quindi conoscono la lingua avevamo la macchina uno affianco all`altra. Fu una totale casualità. Christian, il mio amico di Kyoto invece no ma una volta trovata la sua venne subito a parcheggiare vicino a me, così, in barba al buon senso relativo a questa pandemia ma rispondendo a valori di risparmio e sostenibilità abbiamo deciso di aspettare istruzioni, che poi quel giorno non sono mai arrivate,  tutti insieme seduti in una sola macchina per evitare inutili sprechi di benzina e materiale inquinante. Da quel momento in poi non ci siamo più lasciati! Tra di noi e` nata un’alchimia più unica che rara, un qualcosa di cui non avevo ricordo dai tempi delle vacanze estive al lido di Volano nel periodo dell’adolescenza  dove in poco tempo strinsi rapporti di una profondità esagerata che tuttora coltivo e conservo gelosamente. 4 persone con percorsi di vita diversi ma tutto sommato anche simili, insomma, sembrava un reality,  metti 4 sconosciuti in una macchina, lasciali macerare per qualche tempo e vedi cosa esce… dopo un paio d’ore se non prima i nostri discorsi erano tipo così: 

– Faccia di merda passami quel coso alle tue spalle …. – Toh stronzo….. – Ma non quello rincoglionita! Che cazzo hai capito!

Mamma mia che spettacolo! Potrà far inorridire molti ma io ci sono cresciuto con questo gergo! (e sì… se ancora non sei disgustato/a sappi che in macchina c’erano un veneto, un toscano e due giapponesi sposate con italiani… sono uscite anche delle parole tra un insulto e una bestemmia!)

Descrivere quello che e` successo poi mi riesce ancora troppo difficile. Probabilmente non ho ancora metabolizzato del tutto e comunque non ho nemmeno le competenze linguistiche per farlo…. una sintonia imbarazzante, e` come se in un attimo ci fossimo catapultati di nuovo nella nostra adolescenza, se ci fossimo tolti di dosso le nostre pesanti vesti di coniugi e genitori e fossimo rimasti solo noi, Andrea, Christian, Etsuko e Yoko. Non il papa` o la mamma di, non il marito o la moglie di… noi,  solo noi, liberi da tutto, liberi da noi stessi e dai nostri sensi di colpa, liberi di tirar tardi la sera bevendo una birra dietro l’altra ridendo come dei matti senza che i sensi di colpa venissero mai a farci visita. Un esperienza nell`esperienza più unica che rara. Io che ero un “uomo in missione” mi sono ritrovato con la necessità più che il desiderio, di uscire la sera e di riappropriarmi di Andrea, quel ragazzo  cresciuto a serate come queste e che negli ultimi anni ha trascurato il suo essere per un fine forse più ambizioso. Durante tutto il mese trascorso a Tokyo non ho solo avuto modo di incontrare il mio me 27enne quindi, IO ERO l`Andrea 27enne! Ed e` stato fantastico fino a quando non e` finito! Era infatti chiaro a tutti che quella non fosse la vita vera, ma non ci abbiamo pensato più di tanto! Solo al momento degli addii, l’ultimo giorno, ci siamo sciolti in un caloroso abbraccio e abbiamo capito quanto importante fosse stata per tutti noi quell`esperienza. Un’esperienza che almeno personalmente mi ha sradicato dal mio centro di gravità permanente per dirla alla Battiato e mi ha scaraventato in un turbinio di emozioni contrastanti che mi hanno fatto vacillare per un attimo. E no, ad onor di vero, non mi e` mancata poi cosi tanto la mia famiglia lungo quel periodo, troppo preso dall`ansia durante le ore lavorative e troppo preso da Andrea nel restante periodo. Sia chiaro, nessuno di noi ha fatto nulla di cui dover pentirsi o di cui debba scusarsi con qualcuno però ecco, il troppo piacere alle volte fa davvero male quando finisce.

Cosa mi porto a casa quindi da questa esperienza?

1) Sicuramente meno soldi del previsto! Ancora non mi hanno pagato ma le birre hanno un costo e io questo costo non l’avevo preventivato! Nel complesso e` stata un esperienza importante, ho sicuramente aggiunto un capitolo nuovo nel libro della mia vita dopo centinaia di pagine tutte uguali. Spesso mi sento al telefono con vecchi amici e i loro ricordi importanti si fermano tutti intorno ai 20 -25 anni, insomma a prima di metter su famiglia. Io fortunatamente a 40 anni passati continuo ad archiviare future storie da raccontare.

2) Gia lo sapevo ma… non sono un coglione! Solo perché vivo determinate esperienze con un’ansia maggiore rispetto ad altri non vuol dire che io valga meno di loro, anzi in più di un’occasione la loro saccenza si e` rivelata un arma a doppio taglio ed hanno fatto errori che io con la mia umiltà non avrei commesso.

3) Il futuro tuo e della tua famiglia e` importante ma… anche Andrea e` importante! Ora che l’hai ritrovato vedi di non metterlo ancora nel dimenticatoio così a lungo! Puoi fare entrambe le cose, andare a vivere al mare e ritagliarti i tuoi spazi, sposta i paletti un po più in là se non ti senti più a tuo agio con il confine, perché se non lo fai tu  loro continueranno a venire verso di te rischiando di farti soffocare!

Per finire una menzione  alle mie brevi scorribande notturne in solitaria quando appena staccato dal lavoro, prima di rimessare l’auto nel parcheggio di Shiodome, che di notte tra l’altro si popolava di giovani che lavavano e si scambiavano pezzi delle loro supercar a mo di fast and furious (sarebbe da farci un post dedicato su sta cosa), mi facevo un giro per le strade deserte di Tokyo e forte del mio lasciapassare sul parabrezza, attraversavo i ponti illuminati di questa strepitosa metropoli che ho imparato ad amare sicuramente più di Kyoto e, ascoltando a tutto volume la mia musica preferita pensavo….. ma guarda te questo coglione dove e` arrivato! Non  c’entri un cazzo tu qui, eppure….. “Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora.”

Scorci di Tokyo in notturna durante le Olimpiadi 2020

9 commenti su “Tokyo Olimpic 2020

  1. hahahaha Grande Giobbe te me fe morir 😀 son contento di sentire che stai bene e che hai trovato una nuova attività, brao te si sta brao però va in mona ❤

  2. Ciao Andrea.
    Ti seguo da tempo, sei un grande. Anch’io abito a Kyoto e devo dire che c’è molto da imparare dal tuo modo di prendere la vita.

    Ciao!

    • Ciao Marco, grazie! Ma davvero sei a Kyoto anche tu? Allora magari una volta ci si becca finito il lockdown così conoscendomi capirai che non c’è proprio nulla da imparare da me!!

  3. Come no? La mia mail l’ho lasciata nel form, quindi quando vuoi mi puoi scrivere credo. (Non sono molto pratico di facebook, nonostante abbia sostanzialmente la tua età).
    Poi al limite quando passo da Marutamachi do un’occhiata per vedere se ci sei.

    Stammibbuono.

  4. bell’articolo!

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