Sono solito aspettare i miei clienti di fronte alla fermata dell’autobus che dalla stazione di Kyoto si ferma a Karawamachi Matsubara così da evitar loro quell’attimo di smarrimento una volta scesi dal bus mentre, cartina o smartphone alla mano, cercano di orientarsi per raggiungere gli appartamenti che di fatto poi distano meno di 30 metri da li.
Venerdì 9 gennaio facevo altrettanto. In realtà di questi tempi, col vento che tira qui a Kyoto sembro più un attentatore che un business man perché causa freddo passo intere ore ad aspettare invano i soliti ritardatari all’interno di una cabina telefonica dall’altra parte della strada. Cellulare alla mano per ingannare la noia e spalle al telefono pubblico non devo dare una buona impressione a chi mi vede passare da quelle parti! Ma poi, al giorno d’oggi… le cabine telefoniche chi le usa più?!! Solo chi sta commettendo qualcosa di losco o uno che vuole ripararsi dal freddo secondo me! Nel mio caso un tipo losco che intende riparasi!
Vabbè, torniamo nella cabina che è meglio!
Ad incuriosirmi durante quelle ore passate ad aspettare sono state le svariate decine di persone incrociate con in mano un imponente ramo di bamboo tutto decorato con lustrini luccicanti, barchette e oggetti ornamentali mai visti prima. (e poi lo strano ero io solo perché me ne stavo in una cabina telefonica col cellulare in mano!!!)
Finito il check in decisi di indagare. Avere una moglie autoctona però rende tutto più facile, in meno di un minuto avevo già la risposta al mio quesito!
Tutte quelle persone tornavano dal Toka Ebisu festival.
Ebisu, raffigurato comunemente come un ometto basso e tarchiato, (simile ad un Buddha ma con la canna da pesca in mano) è una divinità. La divinità protettrice del business, delle attività di pesca, della buona sorte nonché il guardiano della salute dei bambini piccoli.
Fin dal diciassettesimo secolo, quando Tokyo ancora si chiamava Edo, è usanza in Giappone recarsi agli inizi dell’anno nuovo, e più precisamente il 9,10 e 11 gennaio al Santuario (Shrine) dedicato a tale divinità per chiedere felicità fortuna e prosperità negli affari. Chiaramente non esiste un unico santuario dedicato ad Ebisu. Quasi ogni città ne possiede uno e quello di Kyoto, fortunatamente si trovava a mia insaputa a pochissimi minuti a piedi dagli appartamenti che gestisco, nella parte meno turistica di Gion.
L’occasione era troppo ghiotta. Decidemmo quindi di fare un salto e vedere coi nostri occhi (miei più che altro visto che mia moglie ci era già stata in passato) di cosa si trattasse. (che bello raccontare al passato remoto avvenimenti di qualche giorno prima!!)
Durante il breve tragitto che ci separava dal Matsuri (festival) mia moglie tentava di colmare il gap tra me e la tradizione locale spiegandomi in breve in cosa consisteva questa cerimonia.
Praticamente ogni anno persone di ogni estrazione sociale, ma prevalentemente business man o titolari di attività in proprio si recano al tempio di Ebisu per rendere omaggio (economico) in cambio appunto di buona sorte negli affari.
Per fare ciò, dopo una lunghissima coda all’entrata del Santuario, è usanza comperare un ramo di bambù da una delle 50 figlie della fortuna in abito bianco, da decorare successivamente con vari amuleti, monete ovali, pesciolini dorati, palline di riso che diventerà poi il proprio porta fortuna in ambito lavorativo per l’intero anno a venire. Coloro i quali avessero già pagato pegno alla buona sorte l’anno precedente arriveranno al Santuario con il ramo secco ed ingiallito vecchio di un anno e lo consegneranno all’entrata prima di acquistarne uno nuovo.
Dapprima la mia reazione da occidentale bigotto fu un sonoro – “Ma che cazzata”! Ma ti puoi figurare se una divinità decreta il successo dei tuoi affari se compri un ramoscello di bamboo e ne determina l’afflusso in base alle decorazioni che deciderai di acquistare!
Devo dire che un po’ mi do fastidio da solo quando sono così.. anziché meravigliarmi e gustare il diverso la mia reazione è sempre quella di scherno e derisione in quanto tendo a dare un giudizio superficiale alla cosa basandomi unicamente sul mio pensiero. Ma questo è automatico. Non ci posso fare niente! Mi piacerebbe che la prima reazione anziché “Ma che cazzata” fosse un “WOW, che figata… ma chi lo comanda il cervello!!!
Comunque poi mi riprendo eh!
– Che dici, lo compriamo il ramoscello?
-Ma sei scema! Gli unici artefici del nostro successo siamo noi, non certo un ramoscello di bamboo! E chi non potrà venire in questi tre giorni che fa, chiude bottega? E chi ha un business in Africa? Manco ce l’hanno da quelle parti un tempio di Ebisu! Perché buttare via i soldi!
– Perché è tradizione!
– E che cos’è la tradizione? Ignoranza tramandata?
– Non lo so, però fa bello!
Nel frattempo camminando scorgevo felicità e appagamento nelle facce di chi se ne usciva tutto fiero col ramoscello e impazienza ed eccitazione in chi, fermo in colonna, attendeva il suo momento. Che bello, ho pensato, poter essere come loro!
– Allora? che si fa?
– Intanto mettiamoci in colonna, poi si vedrà! Noi siam così… eterni indecisi.. in una coppia c’è sempre uno che prende le decisioni e l’altro solitamente che approva o critica… noi no! Anche per scegliere una cosa banalissima come il posto in cui mangiare ci mettiamo delle ore facendo si che poi lo sfinimento scelga per noi!
– Si ma vedi un po’ cosa costa sto ramoscello che qua mi sa tanto di “inc***ta” sta roba.
– Vacca Boia!! (si mia moglie sa dire vacca boia!!) 3000Yen!!
– Cosa? 3000 Yen (circa 25 euro) per il solo ramoscello spoglio?!! Ma stiamo scherzando?!!
– E se poi le cose vanno male?
– Se non lo compriamo le cose forse andranno male in futuro ma se lo compriamo le finanze andranno male già da adesso!! Metti poi che dobbiamo pure ornarlo!! Ma poi… non si può comprare solo l’ornamento?
– Aspetta che chiedo.. 朝何フィブド??日です!(son caratteri scritti a caso che non pensiate che ho imparato il giapponese!) Dice di si!
– E porta fortuna uguale?
– Si si!
– E allora perché la gente non compra solo un ornamento invece che comprare tutto il Kit? Forse solo una cosa porta meno fortuna?
– Che palle anche tu però!! Forse perché non tutti sono spilorci come noi! Guarda che coda che c’è dietro di noi… che si fa? Che si compra? Dai dai..
– Questa! Bella sta barchetta, mi piace!
– Che c’è scritto?
– Fortuna e prosperità!
– Perfetto! Quanto costa?
– 1500 yen!
– 1500 yen? Per na roba del genere? Guarda che al negozio dell’usato forse la troviamo a meno sai!
– Basta! Paga e andiamo!
Confuso e Felice come una vecchia canzone di Carmen Consoli seguo il flusso della gente in fila e mi ritrovo affianco ad una parete in legno dove tutti passando bussano due colpi. Non so che significa, mia moglie è più avanti e non posso chiederle ma decido di bussare anche io. Son quelle cose che … se tutti si buttano giù da un burrone cosa fai ti butti anche tu? Si! Mi butto anche io! O tutti o nessuno! E allora? Che poi non è che se non ho più fame devo ingozzarmi pensando ai bambini dell’Africa, lo so è triste ma cambia qualcosa se riesco a finire il piatto oltre al fatto che probabilmente dopo starò male? Sarò riuscito a salvarne qualcuno grazie al mio gesto eroico? Che cavolo di esempi ci riportavano da piccoli! E quindi si! Bussan tutti e busso anche io! Mi va! Che poi manco mia moglie sapeva perché si sarebbe dovuto bussare ma l’ha fatto anche lei ed è ancora viva!
Religioni, usanze, tradizioni, non so che pensare. Ogni volta che mi faccio un idea poi alcuni avvenimenti me la smontano e nemmeno il tempo di ricostruirne un altra devo ripartire da capo!
Per il momento mi limito ad osservare brontolando in silenzio!
E’ servito comperare la barchetta? Per la gente intorno a me sicuramente si e se devo essere sincero anche per me! Intanto è bella, certo un po’ cara ma bella! Vale tutti quei soldi? Non lo so, ma dopo averla comprata mi sono sentito meglio, non come quando compro un qualcosa di firmato che non vale tutti quei soldi e che poi, subito dopo averla acquistata mi sento in colpa, ma come quando non ho voglia di andare a correre ma poi ci vado e mi sento meglio!
Son quelle cose che non ci credi però le fai perché non si sa mai… e che quindi forse sotto sotto un po’ ci credi! Perché comunque, Dio o non Dio, Ebisu o non Ebisu, noi siamo qua, siamo reali e questo è comunque la prova che qualcosa esiste. Non penso che sua Entità possa mai chiedere 3000Yen per un rametto di bamboo ma mi è piaciuto stare al gioco, immedesimarmi nelle usanze del paese in cui ho scelto momentaneamente di vivere.
Per dovere di cronaca, nelle sei ore successive all’acquisto della mia bellissima barchetta ho chiuso due ottime prenotazioni e nei due giorni seguenti altrettante. Tanto che volevo andare anche a comprarne un altra visto che gli appartamenti sono due! C’è da dire però che questo mi capita costantemente quindi non posso ancora gridare al miracolo.
Una cosa è certa già da ora, l’unico business sicuramente di successo è quello dei Santuari di Ebisu che in questo tre giorni hanno fatto incassi dell’altro mondo!
Ahahah! Il rametto ha avuto un altro riscontro positivo: farmi sorridere 🙂
Vedi!! Lo sapevo io che non era una fregatura! 😉