
Sembravano buoni! Avevo in mente di comprarli ma… secondo voi quanti ce n’erano dentro? Non mi sono fidato!!
Nel nostro immaginario il Giappone è considerato un paese che fa dell’onestà dei propri cittadini uno dei principali punti di forza. Un isola dove la criminalità è inesistente, la violenza è nulla e l’efficenza delle istituzioni eretta ai valori massimi. A parti invertite, l’Italia è ancora considerata il bel paese, dove la gente è allegra, amichevole col prossimo e sempre pronta a far festa.
Gli stereotipi hanno questo potere! Rendono l’erba del vicino sempre più verde, o sempre più blu, come dicono qua in Giappone. Chissà perchè poi… avranno mica frainteso le strofe di una nota canzone di Rino Gaetano?!!!
Così come non è sempre vero che noi siamo tutti allegri e sorridenti, (anzi ultimamente purtroppo sempre più tristi e incazzosi), anche per il Giappone non è tutto oro quel che luccica!
(15/12/20013 00.15. Mentre scrivo queste righe una cosa devo però confermarla… ha appena finito di tremarmi la casa! I terremoti in Giappone sono davvero una calamità con la quale si deve imparare a convivere!)
Ma torniamo ai luoghi comuni: E’ vero che non appena si mette piede in Giappone si è pervasi da un senso di sicurezza che non ci abbandona mai fino al ritorno a casa,(peggio ancora se si è costretti a tornare in treno dall’ aeroporto!!), ma è vero anche che da queste parti, tutto ciò che non è bene accade in perfetto stile nipponico, in silenzio, in maniera composta, senza strilli o spargimenti di sangue.
Qualche tempo fa ho pubblicato un post dove descrivevo lo svolgimento di un funerale giapponese e mi ero ripromesso di integrarlo successivamente con un altro post dove avrei elencato varie truffe nelle quali si può incappare quando ci si trova nella condizione di dover organizzare una cerimonia di quel tipo.
Come accennato sopra, al giapponese non piace dare in escandescenza, arrecare imbarazzo o mettersi in ridicolo di fronte alla massa. E’ inoltre diffidente di natura nei confronti di qualsiasi situazione esuli dalle normali procedure standard pertanto difficilmente potremmo assistere a scenette modello napoletano con tanto di gioco delle tre campanelle o pacco del mattone. Nessuno presterebbe attenzione ad un estraneo che sta facendo qualcosa di inusuale ai margini di una stazione.
Ciò non toglie che le truffe siano all’ordine del giorno anche qui. Sono solo strutturate in maniera differente, come diversa è la maniera di usare violenza sul prossimo e inversamente proporzionale è il concetto di efficenza delle istituzioni se visto dagli occhi di un cittadino giapponese piuttosto che un residente straniero.
La sensazione, una volta messo piede in Giappone, di essere entrati in uno dei luoghi più sicuri al mondo è data dal fatto che le violenze fisiche e verbali praticamente non esistono, o sono comunque confinate a piccolissime realtà. Perfino gli ubriachi nelle loro esternazioni alcoliche sono molto rispettosi del prossimo e la loro vicinanza difficilmente provoca in esso quella palpabile sensazione di pericolo imminente che spesso avvertiamo (almeno io) nelle nostre città, quando camminando la sera incrociamo un gruppo di ragazzi alticci. Esiste qui però un altro tipo di violenza, difficilmente riconoscibile alla vista, ed è quella psicologica. Sul lavoro, a scuola, nei ranghi societari, la violenza psicologica in Giappone è presente in maniera predominante e arriva laddove quella fisica nemmeno si sognerebbe di arrivare. Uno schiaffo lo si riconosce subito, è violenza palese, nella gestualità, nel immediato dolore, nel rumore, ma fortunatamente è confinato a se stesso, prima o poi il dolore passa e tutto torna come prima. Le violenze che molti lavoratori sono costretti a subire giornalmente dai propri datori di lavoro o dalla società hanno ripercussioni ben più gravi nel proseguo delle loro vite e sui loro ego, ma tutto accade in silenzio, nell’anonimato, e quindi fondamentalmente, in perfetto stile giapponese. Tutto va bene insomma, al massimo che vuoi che accada, una manciata di minuti di ritardo del treno del lunedì causa suicidio, ma la città almeno è tranquilla, è un posto vivibile! Perchè la violenza rimane comunque una valvola di sfogo dell’essere umano, e se non è fisica… beh in qualche altra maniera bisogna sfogarla!
20/01/2014
Inizialmente avrei voluto dedicare queste righe solamente alle truffe perpetrate dai giapponesi in ambito funerario, pertanto mi sono deciso ad aspettare almeno 49 giorni dalla scomparsa di mio suocero così da chiudere definitivamente quasi ogni pratica con la ditta cerimoniante onde evitare ulteriori integrazioni o sorprese, ma siccome nel frattempo ho riscontrato altri tipi di inganni ed alcuni atteggiamenti che mai avrei pensato, sopratutto nelle piccole cose, mi sono deciso ad allargare il raggio della mia polemica destinato a far vacillare almeno per il sottoscritto il binomio giapponesi, brava gente!
Ci tengo inoltre a fare un altra precisazione per non sembrare colui che appena mette piede in un paese diverso dal proprio ha già capito tutto di come va la vita da quelle parti e comincia a sparar sentenze.
Io non sto giudicando in nessun modo la società giapponese, semplicemente esprimo una mia opinione, chiaramente influenzata dai valori con i quali sono cresciuto che mi fanno vedere strana, migliore o peggiore una situazione in base alle esperienze vissute sin d’oggi dal sottoscritto.
E’ molto importante capire la differenza fra giudizio ed opinione, che spesso sta nelle sfumature della letteratura italiana, e nemmeno viene colta ma a mio avviso è di vitale importanza nel descrivere, approvando o meno una qualsiasi cosa, persona o pensiero nel pieno rispetto di ciò.
Dove c’è un opinione, è presente anche una forma di rispetto per quella altrui.
Dove c’è un giudizio, viene a mancare questa forma di rispetto e l’opinione altrui va a morire. Come spesso il proseguo di una conversazione civile.
Con un esempio banalissimo, se io esclamo:
– Tu sei un ignorante!
questo è un giudizio bello e buono! Tu che lo ricevi ti senti offeso perché non c’è via di fuga o dialogo. Sei un ignorante punto e basta!! Ma se io esclamo:
– Io penso che tu sia un ignorante!
beh, le cose cambiano! Chiaro, sempre un ignorante rimani per me! Ma mentre nel primo caso lo do per certo, e lo sentenzio con un giudizio, nel secondo esprimo una mia opinione lasciando aperte anche interpretazioni differenti da parte del prossimo. “Io penso che tu sia ignorante ma non è detto che tu lo sia”! Magari sono io che non riesco a capire le tue esternazioni! L’interlocutore poco attento si soffermerà solo sulla parola ignorante e in entrambi i casi riferirà…. Mi ha detto che sono ignorante! Ma non è così!
Un esempio che mi infastidisce parecchio è:
“La cucina italiana è la migliore del mondo.” Questo giudizio a mio avviso è privo di fondamento, indipendentemente dal soggetto, (poteva essere quella francese, giapponese o messicana) in quanto non argomenta sotto quali aspetti è la migliore, potrebbe essere la più saporita, ma non è detto che sia la più salutare. Se uno da più importanza al benessere fisico piuttosto che al gusto probabilmente si troverà in disaccordo. La trovo inoltre piena di arroganza e superficialità. Cosa si vuol rispondere ad una affermazione che lascia non spazio a repliche! Preferisco di gran lunga esternazioni del tipo: “La cucina che preferisco è quella italiana”. Si lo so, sono piccolezze, ma io onestamente queste cose le guardo, e mi ci soffermo parecchio. Da un esclamazione all’apparenza uguale ma detta in questi 2 modi diversi riesco a capire molto sulla persona che ho di fronte!
Detto ciò torniamo alle truffe che sennò qua si fa notte!
Nel post precedente ho descritto in maniera dettagliata l’iter da seguire per organizzare un funerale in Giappone. Sintetizzandolo brevemente, possiamo dire che una volta accertato il decesso, si sceglie una ditta cerimoniale, l’equivalente delle nostre pompe funebri e ci si affida alle loro mani. Pensano praticamente a quasi tutto loro. Dal contattare il comune di residenza per notificare la morte, ad allestire la struttura dove avrà luogo il funerale passando per l’invio dei “regali di partecipazione” a parenti ed amici.
Se si guarda nella sua completezza, il funerale da queste parti è un business che mediamente tocca i ventimila euro a cerimonia, (dati forniti dalla ditta Cerema prendendo in esame una famiglia di ceto medio che non vuol farsi mancare nulla ma non fa nemmeno nulla di ecclatante). Si, a noi sembrano tantissimi ma qui davvero il funerale è una sorta di matrimonio dove si mangia e si dorme assieme ai famigliari più stretti, poi si mangia ancora durante la cerimonia dei 49 giorni, poi ci sono da pagare le controfferte in regali alle offerte economiche dei partecipanti, l’altare da installare in casa dove mettere a riposare le ceneri, insomma, capite bene che un business di così alte portate economiche generi concorrenza e parecchi occhi puntati.
Ecco perché non è difficile imbattersi in figure simili ai nostri agenti assicurativi che, anche se in famiglia tutti scoppiano di salute, ti suonano il campanello di casa proponendoti di diventare socio della tal ditta cerimoniale prima del tempo per usufruire dei vantaggi del caso. Con una piccola quota mensile obbligatoria da versare ogni mese dal momento della stipula si avrà uno sconto di tot. mila euro al momento della prossima dipartita, senza contare che tutte le rate versate dal quel momento in poi verranno scalate dal conto finale, un affare no?
Peccato che molti di questi agenti siano falsi! Noi stessi una volta avviate le pratiche con la ditta Cerema, siamo stati contattati da un funzionario di tale ditta per avvertirci che era in corso una promozione last minute. Se avessimo pagato il conto in contanti quel pomeriggio (2 gg prima del funerale) avremmo ricevuto uno sconto di cinquemila euro sul prezzo finale! Chiaramente si rivelò una bufala! Il funzionario che ci era stato affidato per la funzione ci confermò che purtroppo questo genere di truffe sono all’ordine del giorno!
Un’altra cosa che mi è piaciuta poco, anche se non si tratta di vera e propria truffa ma solo di mancanza di buon senso è il continuo ritrovarsi nella cassetta della posta, sia nei giorni precedenti al prevedibile decesso che in quelli successivi una miriade di depliant stile “negozi expert” o “esselunga” che ci indicavano quanto sarebbe stato bello ed economico avvalersi del loro servizio funerario!
La sera precedente alla cremazione è una delle più pericolose per l’incolumità della casa di famiglia. Ormai nel quartiere si è sparsa la voce (anche tramite lettera da parte del comune di appartenenza) che il Signor tal dei tali è venuto a mancare e che i funerali si svolgeranno il giorno X alle XX, un po’ come da noi. Solo cha qui è tradizione risaputa che la notte prima del giorno X i famigliari dormano assieme al defunto per l’ultima volta all’interno della struttura atta ad ospitare la cerimonia. Questo per un malintenzionato si traduce in una sola cosa… la notte prima della sera X quella casa sarà disabitata! Le case giapponesi, almeno nel mio quartiere residenziale della periferia di Kyoto non sono esattamente a prova di ladro, anzi! Io non lo sono ma penso che potrei entrare senza nessuna difficoltà nella maggior parte delle case del vicinato. I cancelli sono alti al massimo un metro e comunque sia praticamente nessuno ha una serratura o un lucchetto. Le pareti sono facilmente arrampicabili e la maggior parte delle finestre non sono dotate di scuri. Molte sono ancora di plexiglass e i doppi vetri penso arriveranno nel 3000!!!
Ecco perché succede, ed è successo di sentire di furti proprio durante quella notte. A casa nostra fortunatamente non è accaduto nulla, anche perché nel dubbio mio cognata ha preferito rimanere a casa a dormire con il suo fidanzato per badare al cane che secondo loro, essendo vecchio, non può sopravvivere una notte da solo!
Alle cerimonie ora tutto viene registrato. Chi sei, parente o amico di chi e che regalo porti. Tradotto in soldoni …. quanti soldi ci hai dato? Questo è importante perché a fronte di un offerta di cento euro dovrà corrispondere da parte della famiglia un contro regalo, non in denaro, del valore di almeno cinquanta euro. Fino a qualche decennio fa, mi raccontava un parente di mia moglie, le offerte avvenivano in busta chiusa e alla consegna di tale busta alla reception della struttura si riceveva un pacco contenente il contro regalo, cosa che adesso avviene a posteriori e tramite posta. Questo faceva si purtroppo che parecchi matrimoni o funerali si portassero in dote anche qualche imbucato!
L’invio di questi contro regali salvo diverse disposizioni spetta alla ditta cerimoniale che, dopo aver rilasciato un catalogo alla famiglia stile “ikea” si incaricherà di spedire gli oggetti indicati alle persone corrispondenti. All’interno del catalogo ci sono per esempio kit di asciugamani di differenti qualità che vanno dalle venticinque alle duecento euro. In passato è stato dimostrato che alcune ditte cerimoniali facevano la cresta non solo sul prezzo di vendita dell’articolo, ma anche sul prodotto vero e proprio. Mettiamo il caso che io abbia ordinato per un mio parente un kit di asciugamani dal valore di cento euro (difficilmente quantificabile agli occhi del mio parente a meno che non abbia lo stesso catalogo!!). Il parente che riceverà il kit, penserà che quegli asciugamani valgano cento euro perché la sua offerta è stata di duecento euro! Semplice no? Ma purtroppo è accaduto e accade tuttora che vengano spediti intenzionalmente regali dal valore da venticinque euro per esempio a fronte di offerte del valore di cento euro che avrebbero dovuto ricevere invece un contro regalo di cinquanta. Solitamente nessuno verifica queste cose anche perché fa brutto che le due famiglie si chiamino per verificare il contenuto del pacco ed il suo effettivo costo, ma purtroppo succede anche questo!!!! In Giappone!!!
Proprio qualche sera fa seguivo (si fa per dire!! guardavo le immagini e mi facevo tradurre da mia moglie) alla televisione un programma che metteva in guardia i telespettatori sulle nuove truffe in circolazione perché pare sembrino aumentare sempre di più. Era una specie di “ultimo minuto” dove degli attori ricostruivano storie di recenti truffe andate a buon fine e non.
La più famosa rimane sempre quella chiamata io io! Dove ad essere presi di mira sono spesso anziani soli e psicologicamente instabili. Si chiama così perché allo squillare del telefono l’interlocutore risponde semplicemente … io, sono io! senza lasciare indizi, al che l’anziano ipotizza il nome di un figlio o un parente lontano e il truffatore conferma dicendo che non può dilungarsi troppo in spiegazioni, che è urgente e che ha bisogno di una grossa somma di denaro. Giocano sulla velocità, sull’effetto sorpresa e tempestano l’anziano di chiamate ogni 10 minuti per non lasciargli il tempo di organizzarsi mentalmente e scoprire il raggiro. Una volta si facevano mandare i soldi direttamente su conti correnti ma ora grazie a controlli più severi dicono che manderanno un amico fidato a prelevare i soldi per loro!
Ci sono poi i finti esattori delle tasse che hanno scoperto un ammanco e chiedono un condono immediato onde evitare sanzioni penali, finti assicuratori, falsi investitori, insomma dai, diciamo che sotto questo aspetto ci si sente finalmente a casa!!
Non potevano mancare anche le truffe stradali, come quella dello specchietto retrovisore o del falso incidente. In questi casi, anche se il malcapitato autista capisce che si tratta di una bufala spesso preferisce pagare una cifra bonaria, di solito non superano mai qualche centinaia di euro, piuttosto che rischiare grattacapi più seri. Il giapponese odia il confronto e spesso sembra che questo genere di truffa sia legato a clan della yakuza o figli degli stessi. Anche a mio suocero capitò una cosa simile proprio pochi anni fa. In una stradina stretta incrociò una vettura e nel mentre un ragazzo in motorino calciò appena la macchina di mio suocero tanto da provocare un rumore da contatto. Il ragazzo dell’auto si fermò e disse che per colpa di mio suocero il suo specchietto era scoppiato e di favorirgli 100 euro altrimenti avrebbe chiamato la polizia. Lui, passato lo shock iniziale, immaginò che si trattava di una truffa anche perché la macchina era già danneggiata di suo mentre la propria era immacolata ma preferì comunque pagare per non avere questioni. Purtroppo è un ragionamento comune a molti. E se sei straniero, mi dicono, conviene fare così anche a te perché al 99,9% il torto sarà tuo. Fortunatamente queste cose non capitano spesso e sono relegate in alcune aree note delle città, ciò non toglie che accadano!
Assodato tutto ciò, mi sono messo nel mio piccolo ad osservare alcuni micro dettagli che solitamente possono passare inosservati ma che non hanno fatto altro che confermare quanto emerso finora. Per esempio ho notato che quasi tutte le strutture pubbliche che mi circondano sono costruite e pensate per arginare il più possibile qualsiasi fenomeno di mala società, come se di base sapessero che se il cittadino ha la possibilità di fare il furbo, facilmente lo farà. Della serie… l’occasione fa l’uomo ladro!
Sono piccole cose davvero, però per esempio…
I parcheggi… in Giappone, a differenza che in Italia è vietato parcheggiare in strada. Ci sono parcheggi a pagamento ovunque e l’auto va necessariamente parcheggiata li. La maggior parte sono automatizzati, con la classica sbarra oppure dispongono di un sistema che rende pressoché impossibile “rischiarla” come si dice da noi. Ovvero si parcheggia l’auto superando delle barriere metalliche poste a metà del proprio posto auto. Dopo qualche minuto, un sensore che ha rilevato un attraversamento di peso superiore ad un certo limite, fa alzare queste barriere facendo si che tocchino il fondo della propria vettura. Solo tramite pagamento del posto auto corrispondente nel parchimetro apposito queste barriere torneranno nella posizione iniziale e ci sarà possibile riprendere la marcia! Geniale no?
Autobus. Prendere l’autobus in Giappone non è come in Italia. Si entra da una sola porta, quella anteriore e si esce dalla stessa porta. Sia al momento dell’entrata che in quello dell’uscita dovremo esibire il nostro biglietto all’autista, nonché controllore, per verificare tramite macchinario apposito che il prezzo del biglietto sia compatibile alla lunghezza della corsa.
In palestra. Nella palestra dove vado io, all’ entrata c’è un grande porta ombrelli. Diverso da quelli che abbiamo noi nei quali infili in un calderone il tuo e poi preghi sperando di riuscire a trovarlo, sempre se ti ricordi come è fatto! Qui ad ogni ombrello corrisponde un buco e un apposito lucchetto, ecco quindi che una volta lasciato il tuo ombrello preleverai la tua chiave e sarai sicuro di riscattarlo all’uscita. L’entrata è obbligatoriamente accompagnata da una tessera, se non ce l’hai non entri. Se è scaduta, non esiste il “ti porto i soldi la settimana prossima”, non entri. Negli spogliatoi gli armadietti si aprono e si chiudono con la medesima tessera e in bella mostra c’è un ampio porta giacche che grazie ad un ingenioso sistema con filo di acciaio da infilare nella manica della giacca e successivamente ad un lucchetto, l’assicura in modo che nessuno possa portartela via.
E allora io mi sono chiesto…. ma se i giapponesi sono così onesti, perché tutte queste precauzioni? Non sarà che sono onesti perché non possono fare diversamente?!!!
A fianco alla sala pesi c’è uno stanzino con 6 poltrone massaggianti. La sala pesi è immensa e quindi c’è spesso la fila per potervi accedere, anche perché il servizio è incluso nel prezzo. Ecco perché prima di entrare c’è una lavagna magnetica dove scrivere la propria iniziale, l’orario di entrata e l’orario di uscita. Ad ognuno è concesso un massimo di 20 minuti continuativi di massaggio al giorno. Quindi se sono le tre del pomeriggio io in corrispondenza della poltrona libera, per esempio la 6, dovrò scrivere: A 15.00 : 15.20 . Una volta finito il tempo uscirò e cancellerò il mio nome e tutto il resto liberando di fatto la sedia numero 6. Ho notato, e ci sto sempre più attento perché mi piace molto monitorare questa cosa, che, a differenza mia che data la mia condizione di straniero arrotondo sempre in difetto, un cliente su cinque ( la maggior parte sono anziani), se arriva alle 15.00 si guarda intorno e scrive 15.10 : 15.30, rubando così di fatto 10 minuti ad un ipotetico successore. Oppure scrivono corretto ma finiscono cinque minuti più tardi comunque. Ce n’è una in particolare che, poco prima che finiscano i suoi 20 minuti se ne esce furtivamente aspettando il momento adatto e con aria circospetta aggiunge spesso altri 20 minuti!!!
Sono tutte piccolezze è vero, ma questo a mio avviso la dice lunga sul perché tutto è impostato affinché non ci siano margini di furbata! Appena è possibile ecco che anche il Giapponese si riscopre Italiano!!!
E allora forse è vero che nonostante indubbie differenze culturali tutto il mondo è paese. Bisognerebbe capire soltanto se il sistema migliore per far andare avanti una società è quello basato sulla fiducia, come in Italia, dove si è arrivati al punto che non ci si fida più di nessuno, tanto che se si paga il biglietto dell’autobus ci si sente quasi delle mosche bianche perché non lo fa nessuno e tanto non ci controlla nessuno o quello basato sul controllo e la repressione come in Giappone dove tutto agli occhi del mondo sembra funzionare alla perfezione ma nel quale ci si sente sempre di più come Winston Smith protagonista del celebre romanzo di George Orwell 1984.
Per la mia breve ma significativa esperienza di vita penso che la soluzione non sia tanto da ricercare nella fiducia piuttosto che nella repressione quanto nell’uguaglianza sociale e nella possibilità di un individuo di raggiungere la propria indipendenza e realizzazione personale attraverso i mezzi che la società gli consente legalmente di utilizzare. Si perché alle volte la trasgressione è semplicemente un’infantile forma di protesta derivata da frustrazioni personali e presunti torti subiti da parte della società nei nostri confronti
P.S. Continuate a leggere questo blog perché è il migliore del mondo!
Grazie del post, l’ho letto tutto, e scrivi molto bene. I tuoi concetti mi hanno affascinato.