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Un funerale giapponese

Come si organizza un funerale in Giappone? Dove si svolge? Quanto dura?

Ho avuto la sfortuna di partecipare ad un funerale giapponese dopo sole due settimane dal mio ritorno a Kyoto. Se da una parte è stata un esperienza interessantissima e formativa, dall’altra parte trattandosi di una persona a me molto cara, ne avrei fatto volentieri a meno.

Ho riscontrato parecchie differenze tra un rito funebre classico italiano ed uno giapponese pertanto ho deciso di riportarle qui per non perdere il ricordo di questa istruttiva, seppur dolorosa, vicenda.
Nel caso in questione si è trattato di un funerale con rito buddhista, di gran lunga il più diffuso nell’isola a discapito di quello shintosista.

Mio suocero dopo settimane di agonia è spirato in casa. Nonostante fossimo al corrente della sua condizione, la morte ha la perfida abilità di coglierti sempre di sorpresa, non si è mai pronti a queste cose. Dopo i primi istanti di panico, lacrime e disperazione era già tempo di organizzare la sua cerimonia.
Sono cose che davvero esulano dalla concezione umana. Sei li, in stato di shock, inerme di fronte ad un corpo privo di vita che fino a qualche istante prima rappresentava tutto per te e ora non hai nemmeno il tempo di piangere che devi provare a riordinare le idee, alzare una cornetta, comporre chissà quale numero e cercare il bandolo della matassa.

Fortunatamente la clinica privata che teneva in cura mio suocero ci ha dato una grossissima mano in questo. Incapaci di trovare ulteriori soluzioni, la prima chiamata fu indirizzata a loro. A dire il vero, in cuor nostro era più viva la speranza che in qualche maniera sarebbero riusciti a far ripartire il cuore del nostro compianto piuttosto che una richiesta d’aiuto nel disbrigo pratiche, ma chiaramente questo non fu possibile. L’inserviente della clinica invece, una volta stabilito il decesso, con molta lucidità, senza chiedere nulla cominciò a dare il via a tutto ciò che ne consegue.

Senza rendercene conto, dopo nemmeno un’ora dal suo arrivo, il corpo di mio suocero era già stato amorevolmente lavato e vestito. Lettino speciale, macchinari e tutto ciò che potessero riportare la nostra mente alla sua sofferenza spariti (riportati in clinica da personale specializzato in quanto presi a noleggio) e mentre Mayumi ed io ci dirigevamo in comune e all’ospedale a dichiararne il decesso, l’inserviente istruiva mia suocera sulle varie compagnie di pompe funebri che qui hanno un ruolo veramente fondamentale per il proseguo di tutto. Nel frattempo mio suocero era stato adagiato su un futon (materasso tipico giapponese) in salotto dove stava cominciando la visita dei primi parenti.

Scegliere la compagnia di pompe funebri giusta non è molto facile, al contrario di quanto si possa immaginare, il Giappone è pieno di gente disonesta e senza scrupoli, ed affidarsi alle mani sbagliate può rappresentare un mezzo disastro in questi casi. (scriverò poi un breve post in cui descrivo una serie di truffe legate a questo mondo che possono capitare e ci potevano capitare!).
Fortunatamente il fratello di mio suocero in passato aveva lavorato nella più grande agenzia di cerimonie della zona e quindi, una volta contattato lui ed il direttore, con l’approvazione dell’inserviente che ne confermò la serietà, scegliemmo quella.

Da quel momento in poi saremmo stati affidati in tutto e per tutto da un tutor di riferimento per qualsiasi nostra esigenza.

Ricordo ancora mia suocera, mia moglie e i suoi fratelli, a 4 ore dalla morte, con gli occhi ancora gonfi di lacrime, seduti nella stanza accanto con lui, dove fino a poco prima risiedeva mio suocero, discutere impassibili sul da farsi davanti a cataloghi carte e via discorrendo. Chissà dove si trova la forza in quei momenti. Probabilmente, dal troppo dolore, la nostra parte sensibile per un attimo si disconnette dal resto del corpo e lascia che sia quella cinica e razionale a prendere il sopravvento, almeno per un pò.

La sera stessa, un funzionario della agenzia, di verde vestito, in maniera molto simile ad un nostro sacerdote, venne a casa nostra, e dopo aver allestito un piccolo altarino affianco al corpo di mio suocero, imbandito di fiori, incensi e del cibo, ci invitò tutti a pregare assieme e per lui.

Ovviamente, come da tradizione, in Giappone si prega in ginocchio, e i semplici cuscini di tutti i giorni non vanno bene per tale scopo. Vanno comprati quelli adatti… molto costosi!

Il giorno successivo mentre la famiglia veniva incessantemente tampinata dal tutor dell’agenzia, che oltre al lato organizzativo della cerimonia, spiegava in maniera molto esaustiva anche i successivi passi burocratici che avrebbero dovuto sostenere, quali cambio intestazioni utenze, chiusura assicurazioni varie ecc.. funzionari della stessa agenzia venivano ogni sei ore a cambiare il ghiaccio secco che nel frattempo era stato adagiato sulla salma per mantenerla in buono stato.

In quel giorno, il nostro comune di residenza, Uji, metteva una lettera nelle cassette delle poste di tutti i facenti parte, per annunciare il decesso e luogo della cerimonia.

Passate due notti dalla morte, decisi anche gli ultimi dettagli organizzativi, è tempo di lasciare la casa per dirigersi al luogo prescelto per la funzione, ovvero la sede dell’agenzia.

In Giappone questi luoghi sono immensi, molto più simili ad hotels a 4 stelle piuttosto che a luoghi di culto e preghiera. Anzi, direi proprio che quello in questione, non aveva nulla a che invidiare alle migliori Ryokan nelle quali sono stato in questi anni.

Veniamo subito accompagnati nella nostra stanza. Questo è il giorno dedicato alla famiglia nel senso più stretto del termine. Marito, moglie, figli ed eventuali cognati.
Secondo la cultura buddhista corpo e anima sono strettamente correlate tra loro, e si pensa, (ma lo si pensa davvero, l’ho percepito!) che l’anima del defunto rimanga accanto al corpo anche nei giorni successivi alla sua dipartita, per questo, sia le due notti successive al decesso, che questa precedente la cremazione, la famiglia non lascerà in solitudine il cadavere per un attimo. L’ultima notte, dormiremo tutti assieme a lui, nella stessa stanza. Trattasi infatti di uno spaziosissimo open space, in perfetto stile giapponese, completo di tutti i comfort, tv, frigo bar, jacuzzi e yukata per dormire.
La bara contenente il corpo del defunto è deposta in una specie di altarino all’interno di una nicchia ben illuminata e visibile da ogni punto della stanza. Anche qui, accanto ad incensi ed omaggi floreali, è il cibo a farla da padrone, con offerte di ogni genere in omaggio a ciò che piaceva al defunto in vita. Nel nostro caso, birra, sachè, frutta e riso l’hanno fatta da padrone.

Neanche il tempo di arrivare ed è già tempo di assistere al lavaggio del corpo. Questa pratica è in realtà facoltativa dato che da prassi viene comunque effettuata a poche ore dalla morte ma, come immagino sia opinion diffusa, inutile lesinare in questi casi.
Veniamo fatti accomodare in una stanza che ha più l’aspetto di una beauty farm piuttosto che di un obitorio. Luci soffuse, chromo e aromaterapia avvalorano questa mia convinzione.
Al centro della stanza una vasca da bagno con all’interno il defunto coperto solo da ascuigamani su petto e parti intime. L’iniziazione spetta a noi. Con la mano opposta a quella che usiamo nella vita di tutti i giorni (io sono mancino e quindi ho usato la destra) prendiamo un particolare mestolo in bamboo e dal basso verso l’alto (quindi dai piedi fino al petto) cospargiamo d’acqua il defunto senza mai interromperne il flusso e l’andamento. Una volta ciascuno.
Finito ciò due inservienti cominciano a lavare accuratamente il corpo con acqua sapone e shampoo. Gli vengono perfino tagliate le unghie di mani e piedi! Il contrasto tra la naturalezza di questi gesti ed il fatto che il corpo sia privo di vita e di li a breve verrà cremato mi lascia inizialmente perplesso.
Al momento della vestizione veniamo accompagnati fuori e saremo richiamati al suo cospetto dopo pochi minuti per adagiare all’interno della bara qualche affetto personale che possa ricordarlo. Occhiali, maglie preferite, cappelli sono ok. Materiali ad altro contenuto cartaceo o plastico non sono adatti e ne capirò poi il perchè.

E’ tempo di tornare in camera e prepararsi per la prima delle tante cerimonie che si susseguiranno in questi giorni.

Una volta vestiti di tutto punto, rigorosamente in nero, siamo pronti per essere accompagnati nella sala funzioni. Un enorme palco ricoperto di fiori e offerte in cibo avrà al suo centro la bara con il defunto. Durante questa prima funzione, parenti, amici e vicini di casa saranno presenti per un onorarne il ricordo e compiangerlo assieme alla famiglia.
Un banchetto verrà allestito in entrata a mò di giudici di X factor ed accoglierà ogni persona in arrivo registrandola con nome e cognome e catalogandone l’offerta. Si perchè essendo queste cerimonie più simili a matrimoni, anche ai funerali qui si usa fare un offerta alla famiglia per sostenere i costi della funzione.
Veniamo velocemente istruiti sul modo di intrattenere gli ospiti durante tutta la durata della cerimonia. Penso nello specifico di aver dovuto fare circa quattrocento inchini in due ore. Un pò come da noi quando si va a ricevere l’ostia, qui ad uno ad uno ci si alza per rendere omaggio alla salma cospargendo dell’incenso in polvere su una pietrina fumante, e per ognuno di loro, i familiari maschi, rimasti in piedi mentre tutti gli altri giacciono seduti, devono fare un inchino all’inizio rito e alla fine di questo rito.
Finita la cerimonia, il personale della struttura regalerà ad ognuno un sacchetto con dei souvenir recante la scritta: Ti sei trovato bene con noi? Tienici presente in futuro. – Ah, dove non arriva il business, aggiungo io!!!

A questo punto amici e colleghi salutano e se ne vanno mentre i parenti, compresi fratelli e cugini raggiungono la salma con i familiari più intimi nella loro stanza e cenano assieme. (noi l’avviamo fatto a base di sushi).

La notte verrà invece passata solo tra i familiari più stretti. Tradizione vuole che sia un veglione di gruppo, infatti nel nostro caso spenderemo quasi tutta la notte a bere, ridere e scherzare ricordando aneddoti divertenti passati assieme al defunto. Sembra assurdo ma in questi casi l’unione fa la forza e per quella notte siamo veramente riusciti a dimenticare il fatto che la Sua vita terrena fosse cessata e il ricordare tutto ciò non è stato mai doloroso.

L’indomani ci si prepara per la giornata più lunga e faticosa, a livello fisico, psicologico ed emozionale. Vuoi perchè la stanchezza comincia ad accumularsi, vuoi perchè praticamente non si è dormito un attimo la sera prima ma sopratutto perchè è il giorno in cui si andrà fisicamente a cremare il corpo facendo si che anche quella magrissima consolazione di averlo accanto svanisca per sempre.

Sono le otto de mattino. La direzione ci accompagna a fare colazione e nel mentre ci istruisce sul da farsi. La cerimonia di quest’oggi sarà più lunga e laboriosa. La vedova che il giorno prima aveva indossato un normale abito nero oggi dovrà indossare un kimono dello stesso colore. Per onor di cronaca sarebbe indicato che anche le figlie femmine lo indossassero, ma nel nostro caso non è stato fatto.
Torniamo alla sala preposta per le funzioni, dove questa volta a differenza della precedente è stato allestito un maxi schermo dove, a cerimonia ormai terminata, verranno proiettate, accompagnate da una musica del caso, le dieci fotografie più significative della vita del defunto, scelte dalla famiglia. Sono momenti veramente struggenti.

Strano ma vero, il secondo giorno di funzione fa la sua comparsa il fotografo ufficiale dell’evento! Avrà il compito di immortalare i momenti salienti della giornata facendoci poi pervenire l’album ricordo a casa! Si parte da una foto di gruppo tutti davanti alla bara, (cosa che non mi è piaciuta molto perchè per la nostra cultura dare le spalle a qualcuno non è mai bello e in quel caso ognuno di noi le dava al defunto per rivolgere invece le nostre attenzioni al fotografo) e si finirà con svariati primi piani di ognuno di noi parenti più stretti come a voler cogliere il dolore di quegli istanti.

La cerimonia prosegue praticamente in maniera analoga al giorno precedente (per uno che non sa il giapponese ovviamente!). Magari le parole usate sono differenti, anche se più che parole mi sembravano cantilene da parte dello stesso funzionario che aveva presidiato casa nostra il giorno del decesso la giornata precedente) con la sola differenza che ad un certo punto la bara, una semplice scatola di legno rettangolare di colore bianco con una porticina sulla parte superiore che se aperta ci permette di vedere il viso del defunto, viene posta al centro della sala senza copertura superiore per poter permettere ad ognuno di noi di poter accedere al compianto per l’ultimo saluto.
Metteremo quindi ora ad uno ad uno un mazzo di fiori attorno al suo corpo. Dopo di chè sarà la volta della frutta. mele, banane, meloni e arance preventivamente sbucciate e tagliate verranno poste accanto al corpo dai partecipanti. Solo i familiari più stretti invece intingeranno una foglia simile a quella d’ulivo nella birra e bagneranno le labbra al defunto.

Chiusa la bara è tempo di andare. Ancora qualche foto per i posteri mentre i maschi della famiglia adagiano la salma sul carro funebre e poi, la moglie sullo stesso e tutti i parenti su un pulmino organizzato, seguono la salma sulla collina per la cremazione. Agli amici ed ex colleghi non è consentito assistere pertanto se ne ritorneranno a casa.

Arrivati in collina verrà inserita la salma nel forno crematorio. Attenderemo i suoi resti in un bar strategicamente organizzato per l’occasione. Per un attimo ho avuto la presunzione di aver appena superato il momento più duro, quello del definitivo addio.

Passata poco più di un ora invece siamo richiamati nella zona forni. Entriamo in una piccola stanza e con mia grossa sorpresa sul tavolo è presente ciò che è rimasto della cassa e dei resti della salma.
Mi fa un certo effetto vedere lo scheletro di una persona ancora in parte riconoscibile e fumante.
Il coroner comincia con estrema naturalezza ad indicarci le parti sul tavolo. Queste sono le falangi, queste le rotule, questo l’osso pelvico, questa la dentatura, questo il cranio… vedete i buchi per gli occhi?! Sono rimasto senza parole… sul momento l’ho trovato di pessimo gusto.
Ecco svelato il mistero del perchè non fosse concesso bruciare materiale ad alto contenuto cartaceo e plastico. I residui avrebbero reso più difficile il riconoscimento e non solo delle ossa.
Ora la cosa più incredibile per me. Il coroner passa ad ognuno di noi delle bacchettine come quelle che si usano per mangiare il riso, solo molto più grandi, e ci invita ad uno ad uno a raccogliere dei frammenti ossei (chiamandoli nel frattempo per nome) e riporli nell’urna tombale. Le ossa più grandi, tipo le tibie verranno da lui frantumate con un piccolo cilindro di legno.
E’ una pratica molto particolare, il coroner ci informa infatti che fino a poco tempo prima, nel caso in cui, contro natura fosse stato un genitore a sopravvivere al figlio e non il contrario, allo stesso non sarebbe stato permesso di salire sulla collina perchè considerato troppo destabilizzante psicologicamente. Non stento a crederlo.

Basiti, più io che gli altri, torniamo alla base. Dopo un altra ora di preghiere per benedire le ceneri, è di nuovo ora di pranzare tutti assieme nel ristorante della struttura. L’urna contenente i resti del defunto viene posta su un altarino praticamente a capo tavola ed ogni portata viene offerta anche ed esso.

Finalmente arriva il rompete le righe. Ma non per noi. Sulla via del ritorno siamo seguiti dal tutor della struttura che verrà ad installarci un “altare” in sala con tanto di luci colorate e fiori in quantità. Questo altare dovrà rimanere li per ben quarantanove giorni, dopo tale periodo l’urna dovrebbe essere consegnata al cimitero che provvederà a trovarne collocazione al suo interno.
Ovviamente il tutor non se ne è venuto a mani vuote. Con se ha portato vari cataloghi da mostrarci tra i quali uno con i vari altarini post urna da mettere in casa per pregare il defunto. Cosa qui praticamente obbligatoria.

Tutto finito? Magari!

Ricordate i giudici di X Factor che presidiavano l’entrata catalogando ogni persona arrivata e relativo contributo economico?
Ecco, è usanza in Giappone, per ringraziare gli ospiti dell’offerta effettuata, fare un contro regalo solitamente della metà del valore dell’offerta ricevuta! E chiaramente anche qui il tutor aveva un catalogo! Si va dalle creme per il viso al set di asciugamani passando per candele profumate o sali da bagno. Ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche!

A distanza di una settimana quindi dalla cerimonia, siamo ancora presi dall’organizzazione!

Che dire, un altro funerale in Giappone? Piuttosto la morte!!

Scherzi a parte, se devo essere sincero ci sono delle cose che mi sono piaciute molto di questo rituale ed altre meno.

La cerimonia in se è troppo lunga e dispendiosa, in termini temporali, fisici ed economici.
Il business è fin troppo accentuato in certi suoi passaggi. Fotografo, souvenir con pubblicità della struttura e incalzanti proposte di futuri acquisti mi sono sembrati un tantino di cattivo gusto.
Il rituale delle ossa non so come giudicarlo. Se all’inizio l’ho trovato macabro ora sto cominciando a rivalutarlo.
Mi è piaciuto moltissimo invece il dormire tutti assieme con la salma (è una cosa che ti unisce moltissimo) e il donare ognuno un fiore ed un frutto al suo cospetto. In generale direi che la morte mi è sembrata meno tabù rispetto a come ero abituato a casa mia, dove un corpo privo di vita fa ancora un certo effetto. Mi è sembrato ci sia un contatto maggiore tra defunto e suoi cari rispetto ai nostri riti.
Le foto che passano sul maxi schermo sono molto strappalacrime però quel momento mi è piaciuto davvero tanto. Vedere in dieci istantanee una persona dalla sua giovinezza passando per le sue amicizie e la creazione della propria famiglia fino agli ultimi giorni è davvero toccante e ti fa ricordare che quella stessa persona non è solo quella del recente passato maè stata anche bambina, giovane e piena di speranze come te, padre o madre di famiglia, compagno di bevute, insomma, è la storia degli inizi della vita di tutti noi.

7 commenti su “Un funerale giapponese

  1. wow…grazie Andrea. Un abbraccio a Mayumi.

  2. ciao fai le mie condoglianze a Mayumi da parte mia e di lorena

  3. Condoglianze. Volevo però dirti che il racconto é molto interessante ed istruttivo e che tu scrivi benissimo. Benissimo veramente. Ciao Daniela Codella (abitavo di fronte a te molto tempo fa) complimenti ancora per come scrivi.

    • Ciao Daniela! Grazie per le condoglianze e per i complimenti!
      Mamma mia, ma quanto tempo è passato?! Forse vent’anni! Come ti va la vita? Tutto bene?

  4. […] post precedente ho descritto in maniera dettagliata l’iter da seguire per organizzare un funerale in […]

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