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Incontri in treno del 4° tipo

Così titolava la mail ricevuta qualche giorno fa.

Una mail frutto di un piacevolissimo incontro occasionale avvenuto sul treno di ritorno per Verona.

Facendo una breve premessa, sul treno di andata per Milano mi sono trovato a sedere con affianco e di fronte a me 3 coetanei, eravamo 2 maschi e 2 femmine. Tutti di bella presenza e ognuno tristemente perso nel proprio mondo. La ragazza affianco a me ascoltava della musica, il ragazzo di fronte giocava ad un giochino col suo palmare e  quella al suo  fianco giochicchiava con l’ I pad. Mi sarebbe piaciuto molto intavolare una conversazione, 2 ore non sono tante se si chiacchiera un pò, ma invece niente… non ho trovato quella molla che mi ha fatto uscire una prima parola di bocca che potesse contagiare gli altri, non sentivo quella sorta di confidenza o sincronismo con i loro gesti, espressioni, modi di fare, pertanto mi sono uniformato alla massa e ho tirato fuori i miei auricolari. (Archive – You all look the same to me).

Mentre ascoltavo gli Archive di sottofondo (che un pò deprimono di suo!) ero davvero molto dispiaciuto e pensavo che era un paradosso quello che stavamo vivendo, magari i due ragazzi di fronte a me stavano virtualmente flirtando con qualcuno su facebook, taggavano o commentavano azioni di sconosciuti in rete come si usa fare oggi senza inibizione alcuna ma, ma nessuno di noi era in grado di uscirsene con la prima parola nei confronti di una persona o situazione reale.

Un pò forse per imbarazzo, un pò per quella cosa, come la chiama Kerouak nel suo viaggio “On the road”… che non si riesce a descrivere ma quando c’è lo sai e la percepisci…. volendo azzardare un paragone cinematografico è un pò come gli highlanders, gli immortali …. persone che sapevano di esserlo ma non in quante fossero ne chi fossero gli altri, ma una volta incrociati  nel proprio cammino si riconoscevano in una frazione di secondo.

Ecco, ciò che non è accaduto con questi ragazzi con cui all’apparenza avrei avuto molto da spartire è invece accaduto al ritorno con Rudy, un simpatico vecchietto sulla settantina (ahahah scherzo, se mai mi stesse leggendo vorrei vedere la sua faccia in questo momento… non ha settant’anni, ma molti meno!!!), con il quale ho condiviso “quella cosa” per tutto il viaggio di ritorno.

Rudy è un architetto itinerante, è un musicista per passione,  è un padre, un viaggiatore, ma la cosa dalla quale non si scampa è che è un sognatore, una persona senza età e per questo ci siamo sentiti,  una volta incrociati.

Con Rudy si è parlato di tutto, del più e del meno, di musica, del passato, del presente e del futuro del Nostro paese e ci siamo trovati sempre in sintonia… molto spesso penso che le vite di gente come noi viaggino parallele, non importa quali  esperienze  la vita ci riservi singolarmente,, ma chi è alla ricerca di ciò che ricerchiamo noi metabolizza alla stessa maniera gioie dolori e frustrazioni, e sopratutto ha lo stesso sguardo rivolto al futuro.

Ho ascoltato con molta attenzione ciò che mi suggeriva tra le righe senza però mai avere la presunzione di farlo e su un passaggio ho riflettuto molto… Questa crisi è frutto del fallimento della sua generazione, non della mia! Non è giusto che io  paghi gli sbagli altrui, sono quindi autorizzato ad andarmene da ciò che resta di questo stato ex conquistatore.

Sono d’accordo con questa tesi, ne ho discusso più volte con persone che mi hanno aperto punti di vista e ho pensato spesso che parte delle colpe di questo paese è davvero dovuta alla presunzione dei nostri padri nel voler ribellarsi alle regole ed imposizioni che ci sono sempre state, di voler fare alla propria maniera,  indossando paraocchi e battendosi il petto senza umiltà, non riuscendo a vedere più in la del proprio orticello prendendo tutti i frutti che riuscivano a raccogliere pensando di essere i più bravi contadini di questo mondo, dimenticandosi però di seminare per i posteri come i loro antenati in passato avevano fatto per loro.

Viaggiando mi sono fatto parecchie idee sulla questione, e se è vero che se hai le qualità e la determinazione emergi ovunque è anche vero che ci sono posti in cui tutto risulta più facile.

Se il mondo fosse una grande scacchiera e la vita umana una partita a scacchi, nascere in Italia ora equivarrebbe sicuramente a nascere già  sotto scacco!  Certo, non uno scacco matto, quello purtroppo tocca a qualche popolazione africana, noi con un pò di arguzia o un arrocco ce la si può cavare anche qui ma sicuramente non è la stessa cosa di essere pedina sulla griglia di partenza di una partita ancora da cominciare, dove la prima mossa è tua e con tante possibilità di movimento a disposizione (Australia)!

In sostanza però nonostante lo smarrimento e il panico che ogni tanto mi assalgono (il più delle volte quando distrattamente incontro un televisore che mi bombarda di pessimismo) voglio riscontrarmi nelle parole di A. Heinstein rigurado alla crisi:

“Non possiamo  pretendere che  le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.

 La crisi è la più grande benedizione  per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla  notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi  supera sé stesso senza essere ‘superato’.

Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’ inconveniente delle   persone e delle nazioni  è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il  conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che  è la tragedia di non voler lottare per superarla.”

E allora dopo questa riflessione senza tempo una cosa mi sento di augurare alla gente come noi… rimaniamo incalliti sognatori, continuiamo a viaggiare con il cuore e con la mente, e facciamo si che  nonostante tutto la morte ci colga  ancora in salita! E ben venga questa crisi se può aiutarci a farlo, anche perchè se il petrolio non fosse arrivato a costare più del bardolino probabilmente avrei preso la macchina anzichè il treno e non avrei mai conosciuto Rudy!

4 commenti su “Incontri in treno del 4° tipo

  1. Uuu…sono parole che infondono speranza, le tue…ed ora come ora non è cosa da poco.
    Sono molto dispiaciuta x i tuoi “compagni” del viaggio di andata, hanno perso l’occasione di confrontarsi con una gran persona…..quanto meno non corri il rischio di essere TAGGATO in qualche foto idiota su facebook!
    p.s. sei quindi rientrato in Italia? Fatti vivo perchè una chiacchierata con te mi manca proprio

  2. grande Jobbe… l ultima parte fa propriopensare…. bella li ragazzo, spero in jappone sia andato tutto bene… fa pulito eh!!! forza hellas

  3. Grazie Sara!
    Mi fa piacere ti abbiano infuso speranza le mie parole… e mi fa molto più piacere vedere che leggi sempre ciò che scrivo!
    Certo sono tornato in Italia da poco e non mancherò sicuramente di farmi vivo!
    Un bacione!

    Carissimo Gire!
    In effetti lo scritto di A.H. prende sembra sempre più calzante per noi ogni giorno che passa! In Giappone è andata alla grande, e te come va? Quand’è che riprendi a scrivere anche tu? Dai che noi si vuol sapere com’è la vita da quelle parti!
    Anno prossimo derby allora!!! Lo scrivo proprio per scaramanzia!!!!!

  4. […] posso mi sposto a piedi, in bici o con mezzi di trasporto pubblici, si fanno sempre degli incontri interessanti e si spende […]

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